Da tutte le parti leggo di crisi della Superbike, ogni sito professionistico o blog prova a dare la sua ricetta per far tornare la Superbike ai fasti degli anni '90, ma perchè la WSBK è in crisi o per meglio dire: è veramente in crisi? La Superbike è sempre stata seguita dal nocciolo duro degli appassionati, un prodotto di nicchia nella nicchia qual è il Motomondiale. Agli albori della categoria, la serie delle derivate dalle moto stradali venne trasmessa su Tele+ (la prima pay TV in Italia) in concomitanza con il Motomondiale e già allora ci furono parecchie proteste da parte di tutte le parti impegnate per la scarsa visibilità data dalla carenza di segnale, con la conseguente mancanza di interesse da parte degli sponsor extrasettore.
A fine anni '90 entrambe le categorie approdano sulle reti "in chiaro", il Motomondiale alla Rai tra il 1997 e il 2001 e la WSBK su TMC/La7 (con un anno sabbatico alla Rai nel 2003). Nonostante i problemi nel trovare nel palinsesto di TMC le gare di SBK, la categoria crebbe in concomitanza con il calo di interesse verso la massima categoria del Motomondiale, l'allora 500 dominata dalla noia delle vittorie di Mick Doohan. Periodo che di fatto, almeno in Italia per via dei piloti impegnati, trasformò la 250 nella categoria più seguita da appassionati e pubblico generalista.
Dal 2013 i diritti televisivi della WSBK passano in mano a Mediaset, che potrebbe approfittare del passaggio del Motomondiale sulle reti Sky a pagamento, ma anche in questo caso il colosso privato italiano relega la maggior parte degli eventi su Italia2 (canale non sempre visibile in tutte le località per la mancanza di segnale da parte del digitale terrestre) reclamizzando pochissimo prove e gare. L'avvento dei social in questo aiutano, ma rimangono sempre circoscritti ai soli appassionati che sul web cercano "pane per i loro denti". Sono le TV (quelle con detengono i diritti) a doversi sobbarcare il grosso del lavoro cercando di installare curiosità in quel pubblico generalista che fa crescere gli ascolti e con loro l'interesse e il business intorno al campionato. Molti ritengono che Rea e la Kawasaki, con le loro continue vittorie, stiano ammazzando ulteriormente la categoria facendo perde l'interesse, ma anche questo non è del tutto vero perchè la Superbike è cresciuta grazie alle continue vittorie della Ducati. Questo dominio potrebbe solo infastidire i ducatisti abituati a vincere, ma al resto del mondo non dovrebbe recare nessun tipo di problema. Più che del solo Rea, la vera fonte di noia passa per le quattro moto ufficiali di Kawasaki e Ducati, le uniche seguite direttamente dalla casa costruttrice e quindi le uniche in grado di potersi giocare realmente la vittoria. La mancanza di competitività delle altre moto è diventa talmente imbarazzante su molte piste, da rendere inutili i pronostici, ormai scontati. Un po' come succedeva in Motogp fino a due anni fa. Fermo restando queste premesse, per ridare appeal alla categoria servirebbe qualcosa di nuovo, un cambio di tendenza radicale che faccia da catalizzatore per il pubblico. E cosa c'è di meglio che vedere le moto che ogni giorno incontriamo per strada? Anni fa le super sportive vendevano bene ed era comune incontrarle per strada, le moto carenate erano le più ammirate e le più desiderate. Ma ormai non è più così, e non lo dico io, lo dicono i numeri di vendita. Forse le moto sportive sono ancora le più desiderate, ma sicuramente non sono le più vendute anzi, ad esclusione di qualche modello sono quasi scomparse dalla top 100 in Italia, ma anche nel resto del mondo non è che se la passino meglio. Se negli anni '90 possedevi una sportiva o semplicemente la ammiravi per strada, eri desideroso di rivederla in TV a gareggiare per il titolo mondiale della Superbike. I tempi sono cambiati, e con loro anche i modelli di moto. E' una cosa che bisogna accettare e con cui bisogna convivere, perchè quelle moto sono il frutto delle richieste del mercato, un semplice modello di domanda e offerta. Forse è tempo per la Superbike di aggiornarsi, di entrare nel motociclismo 2.0, proponendo gare con moto più "contemporanee", moto che possediamo e vediamo per strada ogni giorno: le "crossover". Tutte le case ne posseggono almeno un modello nel proprio listino, da semplici "endurone" stradali sono diventate delle vere e proprie stradali dotate di motori con potenze simili alle Superbike di qualche anno fa. Una nuova Superbike basata su questa tipologia di moto potrebbe riscuotere il successo che l'attuale non riesce più a raggiungere, discostandosi completamente dalla Motogp. "Crossover" gestite solamente da team privati, con pochissime modifiche rispetto ai modelli stradali, con il ritorno del vecchio format Superbike: Superpole con giro secco al sabato, e due gare alla domenica. Alla fine sarebbe quasi un ritorno alle origini, perchè la Superbike nacque negli anni settanta in America e inizialmente era corsa con moto naked con manubrio largo. In fondo, vedere Chaz Davies intraversato al cavatappi con una Multistrada non sarebbe poi così male...
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