La rivoluzione elettrica sbarca in MotoGP nel 2019, con un campionato dedicato. Certe emozioni, forse non sarà più possibile provarle
Per qualcuno il passaggio alla propulsione elettrica è semplicemente il segno del cambiamento dei tempi, un percorso già scritto che nel 2017 è diventato obbligatorio seguire. Dagli scandali per le emissioni, alla necessità di diminuire in modo consistente le emissioni di Co2 nell'atmosfera, il passaggio del parco circolante mondiale alla propulsione Green sta diventando un tema sempre più presente, anche nelle discussioni tra appassionati.
Da vero amante del Racing, ricordo la prima volta che ho ascoltato il suono di un V10 Ferrari da Formula 1 a Monza. Era il 1997, e Schumacher lottava con Villeneuve per conquistare il suo primo titolo in rosso, rimandato poi di tre anni. Entrato nel Parco di Monza, sentì il rombo in lontananza mentre le vetture giravano per il warm-up. Avevo il biglietto per la Ascari, e chi è stato a Monza in quel periodo sa che per raggiungere quella tribuna, si doveva fare il sottopassaggio mentre le vetture transitavano sul rettilineo opposto dei box, che precede la mitica parabolica.
Da bravo discolo, approfittai della distrazione dei commissari per salire sul muretto adiacente al passaggio, che finiva a pochi centimetri dal guard rail della pista. Quando arrivai sul bordo, esattamente in quell'istante, passò a pochi metri da me una delle due Ferrari. Un lampo rosso, un casco arancione che identificava Eddie Irvine ed un rombo che definire poderoso è davvero il minimo sindacale.
Chi ha avuto la fortuna di assistere dal vivo ad un GP Formula 1 fino al 2013, sa di cosa parlo. Non si tratta di rumore, non si tratta di fastidio. Una melodia a 20.000 giri, la sintesi della perfezione ingegneristica ai massimi livelli. Poi è arrivato il 2014, sono arrivati i motori V6, le Power Unit 1500 cc. Il video che mostra il paragone tra il passaggio sul traguardo di Melbourne delle vetture nel 2103 e poi nel 2014 è un vero colpo al cuore degli appassionati. Poi è arrivata anche la Formula E e davvero il mondo è cambiato ancora.
Perdonate il lungo preambolo, ma era dovuto. Abbiamo parlato di F1 perchè quello che sta accadendo in MotoGP un pò ci spaventa. Prima se n'è parlato a lungo, ed ora è stato compiuto il primo passo davvero concreto verso il futuro con l'ufficializzazione del Mondiale E Moto, che vivrà in un regime di mono fornitore utilizzando l'azienda italiana Energica. Se da un lato questo è un grande motivo di orgoglio per la tecnologia e l'industria italiana, dall'altro è il primo segno concreto che l'incubo vissuto a Melbourne nel 2014, potrebbe essere presto vissuto da chi assisterà alla prima gara del mondiale MotoGP tra qualche anno.
Io ho paura di perdere la melodia di una Desmosedici lanciata a 350 km/h al Mugello. Ho paura di dimenticare il rombo da orchestra filarmonica che sapeva emettere la Kawasaki MotoGP con motore screamer. Non si possono definire "rumori". Questa è arte, signori miei. Si deve davvero essere senza cuore per definirla in altro modo.
C'è da puntualizzare che tra auto e moto, c'è un vero abisso tecnologico da colmare. Sono due "sistemi complessi" molto diversi fra loro e le dimensioni economiche sono totalmente sproporzionate. Nell'industria automobilistica, il passaggio all'elettrico ed all'ibrido sono due veri must. In ambito motociclistico, siamo già in territorio di tecnologia avanzatissima, ma ancora in un'epoca tutto sommato pioneristica. Il primo limite è ovviamente rappresentato dalle batterie attualmente a disposizione. Oggi per garantire una autonomia valida, la massa delle batterie incide in modo consistente sulla dinamica delle moto, mentre lo fa in modo meno decisivo sulle auto.
Ma la tecnologia va avanti, e la miniaturizzazione di questo delicato e fondamentale componente è dietro l'angolo. Già oggi le prestazioni di una moto elettrica al limite, sono vicine a quelle di una Moto2, che è decisamente un bell'andare.
Non si può pensare di fermare lo sviluppo, nè di rallentare il cambiamento che è necessario per preservare il nostro pianeta, che è la nostra casa. Però non riesco a staccarmi dal ricordo di quella pelle d'oca che mi venne a Monza, nel Settembre del 1997. Sensazioni fortissime, che ricordo ancora oggi perfettamente. Mi dispiace pensare che mio figlio, tra una quindicina di anni, non sperimenterà mai la stessa emozione, non si scoprirà la sera a casa a sentire ancora il ronzio dei motori dopo aver visto magari per la prima volta un Gran Premio al Mugello.
Per ora il mio è solo un timore, ma se guardo al video di quel passaggio a Melbourne nel 2014 e penso al futuro della MotoGP, il percorso mi sembra inesorabilmente tracciato. Ci toccherà frequentare con maggiore assiduità le rievocazioni storiche che, ne siamo certi, registreranno un boom di presenze sugli spalti.
Per ora il mio è solo un timore, ma se guardo al video di quel passaggio a Melbourne nel 2014 e penso al futuro della MotoGP, il percorso mi sembra inesorabilmente tracciato. Ci toccherà frequentare con maggiore assiduità le rievocazioni storiche che, ne siamo certi, registreranno un boom di presenze sugli spalti.
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