Il 2017 ha visto il ritorno in gara a tempo pieno di Marco Melandri in sella alla Panigale SBK. Un anno positivo, con la vittoria di Misano che è stata la perla di una stagione al top
Marco Melandri è stata senza dubbio una delle scommesse vinte da Ducati per il 2017. A Borgo Panigale hanno deciso di accoglierlo per una seconda volta in famiglia dopo il disastro MotoGP targato 2008, credendo che il talento di Macio non fosse stato minimamente offuscato da quasi due anni di inattività. La scelta è stata giusta e Melandri ha dimostrato dal primo aproccio di essere l'opzione perfetta per la Ducati.Mandata in archivio una prima e positiva stagione SBK in sella alla Panigale, adesso è il momento di mettere a frutto tutta l'esperienza maturata e concretizzare nel 2018. Quella che è alle porte è anche una stagione molto particolare per la SBK, con il grande cambiamento regolamentare che potrebbe rimescolare in parte le carte. In Ducati c'è poi da preparare l'arrivo della V4 previsto per il 2019, cercando di congedare nel migliore dei modi il bicilindrico in SBK.
Insomma, di elementi per rendere la prossima stagione di Melandri in SBK interessante ce ne sono tantissimi, con il pilota ben determinato a conquistarsi sul campo la conferma di Ducati anche per il 2019, con la possibilità dunque di poter portare al debutto in gara la V4.
Il pilota ravennate ha rilasciato una intervista a GPone, durante la quale ha parlato di tutti questi argomenti e mettendo in chiaro che ancora non è riuscito a mettere in mostra tutto il proprio potenziale in sella alla Panigale SBK: «Penso che la mia sia stata una stagione fantastica perché, dopo un anno di stop ed al rientro in SBK, sono riuscito a salire sul podio in 13 occasioni su 26 gare disputate, con una vittoria e mezza ottenuta. Credo poche persone avessero tanto credito e fiducia nei miei confronti, a parte la mia squadra, che mi ha voluto con sè perché i membri del team sapevano che non sarei tornato esclusivamente per fare numero, bensì, per stare davanti e giocarmi ogni possibilità di vittoria».
Interessante il punto di vista di Melandri sulle prestazioni di MotoGP e SBK che su alcuni tracciati sono molto simili. Marco è un pilota molto tecnico e la sua non è affatto una disamina superficiale: «Nonostante le MotoGP abbiamo tanti cavalli in più rispetto alle Superbike, in alcune piste la potenza dei prototipi non riesce ad essere completamente scaricata a terra; in alcuni tracciati le MotoGP percorrono un giro a farfalla totalmente aperta per pochi secondi e la differenza dalle Superbike viene determinata non tanto dalle prestazioni del motore ma nella guida del pilota. In alcune piste e in condizioni atmosferiche particolari, le gomme Pirelli delle derivate sono più facili da portare al limite delle Michelin prototipo; questo accade a Jerez nei test invernali e ad Assen, quando fa freddo e le temperature di aria ed asfalto sono basse».
Il grande cambiamento regolamentare che ha investito la SBK ha reso ovviamente necessario un grande lavoro sulle moto. Il "taglio" di giri motore potrebbe costituire per la Panigale V2 un problema di spessore maggiore rispetto a quanto rappresentato per le rivali a quattro cilindri, come spiega Melandri: «Per noi piloti con la bicilindrica Ducati il passo indietro rispetto alle quattro cilindri è molto più grande: la riduzione imposta di 600 giri motore richiede un sacrificio nei valori di coppia, ed in alto abbiamo anche circa 2000 giri di allungo in meno rispetto alle quattro cilindri. A noi serve più coppia ai bassi regimi e dobbiamo migliorare alcuni dettagli della ciclista, al fine di incrementare il grip disponibile».
Indubbiamente il test di Jerez ha dimostrato che mentre in Ducati ci sarà da lavorare e soffrire molto, almeno allo stato attuale le Kawasaki hanno una marcia in più, pur trovandosi penalizzate di quasi 1000 giri motore: «Rea va ancora fortissimo. Alla ZX10RR di Rea sono stati tolti circa 900 giri di rotazione massima del motore, però i piloti Kawasaki possono contare su di un arco di utilizzo buono che parte da 7000 giri e spinge in alto sino a 14100, noi con la Ducati ci fermiamo, invece, a soli 12400 giri. Le Kawasaki hanno un arco di utilizzo molto più ampio e possono sfruttare meglio i rapporti del cambio».
In chiusura dell'intervista, Melandri parla delle sue aspettative sul 2018, una stagione in qualche modo cruciale per la sua carriera, che presenta una sfida molto importante, ovvero accompagnare la Ducati bicilindrica verso la fine della sua avventura in SBK: «Ora ho un anno di esperienza in più sulla Ducati Panigale R ufficiale, questa è la mia forza. Serve tempo per capire la moto e tutto ciò che ho vissuto nel 2017 mi tornerà utile l’anno prossimo. Penso che Rea e la Kawasaki sia ancora il binomio da battere. Il mio obiettivo è mandare in pensione la due cilindri nel migliore dei modi, poi vedremo: mi trovo davvero bene con questa squadra, sia al lavoro nel box che fuori dalla pista. Voglio dare continuità a questo progetto, ho un team molto competente, quindi punto ad avere un ottimo 2018 così da arrivare a una mia conferma per l’anno successivo».
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