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lunedì 8 maggio 2017

Il podio dei lavoratori


Andare in moto è come andare in bicicletta, una volta che si impara non lo si dimentica più. Vincere o essere un vincente è la stessa cosa, quando impari non lo dimentichi più. Le prime tre gare sotto le aspettative ci avevano ingannato, in tanti abbiamo iniziato a perdere un po' di fiducia sia nella moto, sia in Jorge Lorenzo. Se nella moto, sinceramente, nutro ancora delle riserve per quanto concerne la sua capacità di adattarsi a tutti i circuiti ed essere competitiva ovunque, sul pilota maiorchino non posso che essere sinceramente colpito dalla sua capacità di reagire alle difficoltà incontrate da quando è arrivato in Ducati. Fino a quindici giorni fa, in Texas, arrancava alla ricerca della giusta amalgama con la sua Desmosedici, mentre è bastato arrivare in Europa su una pista a lui amica per rivedere il pilota che tanto ha vinto nella sua carriera. Per chi non fosse del tutto soddisfatto dal primo podio del 99 in sella alla Ducati, basta prendere a confronto le sue prestazioni, della passata stagione sulla Yamaha e quelle della Ducati, per vedere quanto questo podio sia frutto della sua volontà e del suo talento più che un caso fortuito. Per quelli che sostengono come la gara di quest'anno sia stata lenta, gli basti sapere che l'anno scorso la gara fu più lenta di 2". Mentre se qualcuno è convinto che il risultato sia da attribuire alla crescita della GP17, gli basti confrontare i tempi di Andrea Iannone nel 2016 con quelli di Andrea Dovizioso nel 2017. Il quinto posto di DesmoDovi è molto simile in quanto a tempo impiegato, al settimo di AI29 dell'anno precedente. Jerez storicamente non è mai stata una pista Ducati, mentre è sempre stata una delle piste preferite da Jorge Lorenzo. Questo ci fa capire come il pilota maiorchino sia riuscito in questa "impresa". La posizione in griglia non era delle migliori, ma durante le prove aveva dimostrato un passo molto simile ai migliori, e tutti sappiamo che "Martillo" sia lo spagnolo quando riesce ad avere la moto che lo asseconda. Dopo un pre campionato umile, in cui si è messo al servizio della squadra lavorando duramente, presenziando anche nei giorni di prove dei tester (cosa rara per un top rider) per imparare il più in fretta possibile a guidare la Desmosedici. Mai dei lamenti, solo la consapevolezza di doversi adattare ad un nuovo modo di guidare, in cui l'unica nota stonata è stata quella compiuta in Argentina. Dopo le spiegazioni di rito in cui ha specificato che il gesto di rabbia era rivolto a se stesso e non alla moto, ieri è arrivato il bacio che sugella questo nuovo amore tra il 99 e la Desmosedici. E proprio un altro pilota umile è stato il primo a congratularsi con lui mentre era ancora in pista: Michele Pirro.
Michele tester/pilota Ducati, nonché coach di Jorge, è riuscito ad accompagnarlo in questa nuova avventura dandogli serenità e illuminandolo sui segreti della Desmo GP. Un podio conquistato con la determinazione dei lavoratori, un trionfo delle persone umili, che si sono messi in gioco iniziando a raccogliere i frutti del loro lavoro. Ora non bisogna pensare a Jerez come un punto di arrivo, ma una base su cui costruire il resto del campionato, iniziando a riconfermarsi in crescita sia a Le Mans che al Mugello, per non rendere questo podio un caso isolato. 

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