Amazon Ducatisti Integralisti Shop

giovedì 28 dicembre 2017

Carl Fogarty a zero sui piloti di oggi: «Ai miei tempi c'erano in giro dei tipi davvero cattivi»

Non è di certo mai stato noto per la sua particolare tranquillità e King Carl Fogarty non si smentisce neanche a 52 anni, spiegando perchè i piloti di oggi non gli piacciono per niente

Nella storia delle corse, ci sono vari piloti noti sia per il proprio talento in pista che per il proprio caratteraccio una volta fuori. Se pensiamo alle quattro ruote viene in mente il mito della Nascar Dale Earnhardt, che come soprannome poteva contare su un poco rassicurante "The Intimidator". Il campione americano aveva la spiccata tendenza a vincere gare su gare anche grazie al suo approccio incredibilmente aggressivo nei confronti degli altri piloti, che spesso preferivano dargli strada piuttosto che finire a muro sui catini sparsi in giro per gli States.

Una indole da attaccante puro, unita al supremo talento alla guida di vetture pesanti, aerodinamicamente scarse e potentissime. Un mix che gli ha permesso di diventare il dominatore della categoria per tantissimi anni, fino alla sua prematura morte avvenuta proprio per incidente in pista. Nel motociclismo, c'è stato un altro grande campione che avrebbe potuto fregiarsi senza difficoltà del soprannome "Intimidator" e ci riferiamo a sua Maestà King Carl Fogarty.

Il britannico è il simbolo in persona della SBK degli anni d'oro, la Golden Age in cui Honda, Ducati, Kawasaki, Suzuki e Yamaha combattevano con le poderose quattro tempi e tempi in cui i nomi in pista erano quelli di Edwards, Russell, Corser, Slight e Kocinski tanto per citarne qualcuno. Fogarty ha chiuso la propria carriera in modo tremendo, con il botto di Phillip Island nel 2000, ma tutti ricorderanno sempre il suo sguardo di ghiaccio nascosto dalla visiera del casco. Un vero sguardo da "Intimidator" che puntualmente era accompagnato da una aggressività in pista più unica che rara.


Carl Fogarty è stato chiamato in causa per raccontare la sua versione sull'attuale panorama della MotoGP, spiegando nel dettaglio che a suo parere il grande cambiamento riguarda proprio i piloti: «Quando correvo io, i grandi personaggi avevano dei veri scontri: Kocinski, Edwards parlavano senza problemi, a nessuno piaceva nessun altro, nessuno trovava interessante un altro pilota. Oggi sono tutti amici, vanno in bici insieme, fanno alpinismo insieme. Quando correvo io c'era un inglese che ero io e poi l'americano, che era Edwards. Abbiamo entrambi parlato tanto, litigato ed abbiamo appassionato i fans. Abbiamo avuto diversi scambi verbali, come si fa nel pugilato, e poi abbiamo lottato in pista. Oggi questo non c'è più, sono tutti "Politicamente corretti"».

Un bell'attacco a muso duro quello del quattro volte campione SBK, che non risparmia neanche i piloti dell'attuale MotoGP: «Le cose erano diverse anche nel Motomondiale. C'erano Schwantz, Rainey, Doohan, Gardner. Erano tutti dei tipi cattivi e non potevano stare troppo vicini. Oggi è diverso, Valentino Rossi è simpatico. Se i compagni di squadra combattono, va sempre bene. Ci vuole rivalità! Guarda Rossi e Lorenzo, erano e sono a malapena amici e gli spettatori adorano quando i piloti si sfidano in questo modo».

Secondo Fogarty, tantissimo del cambiamento è dovuto anche a questioni di etichetta che una volta semplicemente non si ponevano: «Oggi non è più possibile essere davvero un personaggio, anche a causa di media e sponsor. Ti dicono quello che devi dire ed in ogni occasione devi dire grazie. Quando perdevo una gara a causa della gomma posteriore, dicevo che la Michelin era una merda. Oggi non si può più fare, è cambiato tutto. Per il meglio? Non ne sono sicuro». 

Nessun commento:

Posta un commento