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domenica 8 maggio 2016

Ducati e la dura legge di Murphy

La legge di Murphy recita più o meno questo: "Se qualcosa può andar male, lo farà".
Questo in sintesi il 2016 in casa Ducati.
Doveva essere l'anno della svolta e poteva esserlo, invece i troppi errori dei piloti, i guasti tecnici e la sfortuna, uniti a coperture a dir poco imbarazzanti per la massima espressione del motociclismo, stanno relegando la Desmosedici GP a fanalino di coda della classifica mondiale.
Dopo 5 gare i due Andrea sono decimo e undicesimo. Addirittura preceduti da Laverty e Barbera con le Ducati più vecchie del lotto. In Pramac, praticamente un'emanazione del team ufficiale, con piloti direttamente sotto contratto con la casa madre e con le moto dell'anno precedente, le cose non vanno certamente meglio. Petrucci out per infortunio, ha corso solo la gara odierna e Redding, dopo un precampionato esaltante è sparito nell'anonimato.
Tutta colpa degli pneumatici? Aver sviluppato la moto su gomme che praticamente non sono mai state usate in campionato, ha messo così in difficoltà il reparto corse? E' vero che, Yamaha a parte, nessuno ha particolarmente brillato, però nessuno è stato così disastroso. Anche Honda ha i suoi problemi (forse più grandi di quello che sembri) anche se nascosti in parte dalle doti di Marquez.
Pedrosa è in affanno, Crutchlow inesistente. Escludendo la solita Yamaha, il resto del gruppo sembra che aspetti l'eliminazione degli altri per far risultato. In pratica si arriva al risultato per demerito degli altri, adottando una condotta di gara conservativa. Chi va piano va sano e va lontano, recitava un vecchio proverbio...
E se non fosse solo colpa delle gomme? Trovare il limite e gestirlo è compito del pilota. 
Siamo solo alla quinta gara e il campionato è ormai compromesso per Ducati. Le restanti gare serviranno per lavorare in previsione del 2017 quando, con l'arrivo di Jorge Lorenzo, sapremo finalmente se si potrà puntare al titolo...Murphy permettendo.

  

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