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martedì 5 dicembre 2017

Valentino Rossi e quella Ducati che: «Non era lì per vincere»



La vittoria di Monza è stata consegnata su un piatto d'argento e Valentino Rossi ha regalato una perla sulle sue stagioni in Ducati da non perdere

Valentino Rossi è fresco vincitore della sua personale gara di Rally annuale. D'altra parte, ha un videogioco tutto suo, una pista tutta sua, un team tutto suo, che c'è di male ad avere anche un Rally su misura? Siamo cattivi? Può darsi, ma la decisione di penalizzare il pilota durante l'ultimo Rally di Monza con 10 secondi di penalità sul tempo totale, cozza pesantemente con i canoni regolamentari che si utilizzano nel Racing. Almeno nel Racing regolamentato da enti ufficiali.

Per quanto sia uno Show, il Rally di Monza è una gara ufficiale a tutti gli effetti ed in una gara ufficiale, una vettura trovata sottopeso viene squalificata dalla competizione. Una cosa di questo tipo è avvenuta a Imola anche nel mondo motociclistico. Ricordiamo perfettamente che nell'ormai lontano  2009, il buon Ayrton Badovini si cimentò in gara nella Stock 1000 in sella ad un'Aprilia RSV4 allestita dal Reparto Corse Aprilia. Per un errore, la moto fu assemblata utilizzando perni in titanio, invece che l'acciaio previsto sulla moto di serie e sulla versione Stock. Il vantaggio di peso era ovviamente ridicolo, ma la vittoria perentoria di Badovini fu cancellata dai giudici di gara, che applicarono alla lettera il regolamento. Se gli avessero dato una penalità, sarebbe probabilmente salito ugualmente sul podio di quella gara dominata. Ma Ayrton non ha una gara tutta sua, e quindi nel suo palmares manca quel risultato negato da un errore della squadra.

Nel caso di Valentino Rossi invece, nonostante l'errore commesso dalla sua squadra sia pesantissimo, e perdonate il gioco di parole trattandosi proprio di problemi col peso dell'auto, nessuno è stato in grado di strappargli la vittoria nel Rally di Monza. Concordiamo perfettamente con le firme autorevoli del giornalismo italiano che hanno suggerito di modificare il nome della manifestazione in "Show di Monza", e suggeriamo anche una declinazione che vada verso il Wrestling. Ci ispira particolarmente "Royal Rumble Monza". Fa anche molto USA, magari funziona.

Ma la vittoria di Rossi a Monza è stato solo il preambolo ad una dichiarazione che davvero suona come la ciliegina sulla torta. La star dello spettac.... pardon, del Rally di Monza, è stato intervistato da tantissimi media e ci ha colpito una dichiarazione in particolare. Non abbiamo avuto il privilegio ed il piacere di sentire pronunciata dalla sua bocca le parole, ma quanto riportato da varie testate suona più o meno così, e siamo abbastanza certi che si tratti di una trasposizione fedele del Vale-pensiero: «Quando sono entrato in Ducati, quella moto non era lì per vincere. Dovizioso ha vinto sei volte nel 2017, quindi le due stagioni non possono essere paragonate»

In effetti il quesito che nasce spontaneo è: ma se la Ducati non era lì per vincere, cosa faceva in giro per il mondo? Organizzava feste nel Paddock e picnic nei prati delle piste?

Poi c'è ovviamente il punto del paragone e su questo siamo pienamente d'accordo con Valentino. Le sue due stagioni in Ducati non sono paragonabili neanche per mezzo secondo con le stagioni di Andrea Dovizioso. Il primo non ha fatto altro che lavorare per cambiare una moto che nella stagione precedente si era dimostrata più che competitiva con Casey Stoner in sella, mentre il secondo, da quando ci è salito nel 2013, ha saputo sempre sfruttare al massimo il pacchetto a disposizione. Prima qualche piazzamento in top five, poi i primi podi e finalmente la vittoria a Sepang nel 2016 che ha aperto la strada verso la stagione trionfale del 2017.

Un percorso difficile, durante il quale Valentino ha frettolosamente gettato la spugna non credendo più nel progetto, mentre Desmodovi si è preso botte da orbi per tante gare, lavorando in silenzio e senza mai criticare la Ducati. Lo ha fatto perchè ci ha creduto, perchè sapeva che lavorando duramente gli ingegneri avrebbero trovato la strada per costruire una moto competitiva e facile. Ed oggi la Desmosedici è questo: una moto competitiva e facile, come l'hanno definita Jack Miller e Tito Rabat appena sono scesi di sella dopo i primi test.

Non sappiamo cosa si aspettava Valentino Rossi in Ducati. Magari di poter correre con una moto sottopeso e poi vincere lo stesso le gare? Ma la Ducati corre in MotoGP, mica al "Royal Rumble Monza". Ci sono certi piloti e certi uomini che sono pronti al sacrificio e al duro lavoro per vincere, mentre altri lasciano il duro lavoro agli altri e si godono la strada in discesa che sembra disegnata apposta per loro e per la lunga fila di telecamere insaziabili. In Ducati ed al popolo di Ducatisti piacciono gli uomini del primo tipo. Magari non saranno i più ricercati dalle telecamere, ma hanno più anima, passione e coraggio di qualsiasi wrestler.

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