Il giallo di Valentino Rossi e il "giallo" del ritiro della squadra ufficiale dalla WSBK andarono a braccetto. Nessuno lo ammise mai, ma vennero tolti fondi agli investimenti Superbike (team ufficiale) per poter far fronte all'ingaggio (faraonico) del plurititolato e ai costi tecnici che comportarono il suo arrivo.
Ma perchè Rossi arrivò in Ducati?
E' bene ricordare che nel 2009, a causa di un'intolleranza al lattosio, Casey Stoner saltò alcune gare e Ducati provò a bussare alla porta di Jorge Lorenzo per poter aver un top rider con il quale sostituire l'australiano nella stagione seguente. Questa manovra ebbe come conseguenza l'inasprimento dei rapporti tra la casa e l'australiano che, a fine 2010, deciderà di cedere alle lusinghe della Honda. Nella stagione successiva fu contattato, per occupare la sella resa vacante da Stoner, Rossi a cui non rimanevano altre soluzioni se non accettare la corte della Casa di Borgo Panigale. L'italiano si era messo nella posizione di non aver altre scelte plausibili, visto l'ultimatum dato a Yamaha e l'impossibilità di tornare in Honda, dopo le dichiarazioni che li avevano portati alla separazione. Tutto questo portò a un matrimonio d'interessi fin da subito e il "popolo rosso", che amano i piloti che "combattono" per il marchio (e non dei semplici mercenari), lo ripudiò velocemente facendosi sentire in quella che divenne una vera e propria guerriglia social (qui l'intervista fatta suo tempo).
Tutta colpa dei "Bravi" che non si presentarono a don Abbondio (Maurizio Arrivabene) per intimargli l'impossibilità dello svolgimento di questo matrimonio italiano.
Arrivabene all'epoca era vicepresidente della Philip Morris (munifico sponsor Ducati) e acceso sostenitore di Rossi a tal punto, da arrivare a criticare Ducati per non essere stata in grado di creare una moto adatta a lui.
Alla fine questa scelta creò una tale attesa intorno al binomio da mettere in programmazione addirittura una diretta del primo test (cosa mai vista in anni di moto mondiale).
Tutta questa aspettativa portò a una gran confusione tecnica alla disperata ricerca di adattare la moto (moto che aveva concluso la stagione precedente con un secondo posto a Valencia) alle esigenze di Rossi.
Dopo due anni di matrimonio mai "consumato" arrivò la tanto attesa separazione consensuale, che riportò il pilota di Tavullia alla corte di Iwata e Ducati alla ricerca di una sua stabilità tecnica (raggiunta solamente nel 2014 con l'arrivo di Gigi Dall'Igna). Capro espiatorio di tutta questa storia fu l'ingegner Filippo Preziosi, reo di aver creduto in questa operazione, che fu "retrocesso" da capo del reparto corse alla produzione...ruolo che non ricoprì mai, perché presentò le sue dimissioni.
Tirando le somme, furono due anni disastrosi per Ducati, due anni da dimenticare...con sicuramente più lati negativi che positivi da mettere sulla bilancia. Due anni che segnarono sia la Superbike (salvata solo dal Team Althea e Carlos Checa che vinserò l'ultimo mondiale, nel 2011, per la casa bolognese) che la Motogp (che dalla partenza di Stoner è rimasta a secco di vittorie e risultati soddisfacenti) , ma anche l'immagine stessa della casa. Da allora il giallo non è propriamente il colore più amato sulle carene bolognesi...
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