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martedì 28 febbraio 2017

La sfortuna di Davies? Scontrarsi con chi sta riscrivendo la storia della Superbike

Chaz Davies ha esordito nel mondiale Superbike nel 2012 in sella all'Aprilia con qualche podio e la sua prima vittoria. Nell'anno seguente ha guidato la BMW cogliendo la sua prima doppietta sul circuito di Aragon, a cui ha fatto seguito un'altra vittoria sulla pista del Nurburgring . Nel 2014, dopo continui cambiamenti, finalmente trova la stabilità nel Team Ducati, ma trova anche una Panigale ancora acerba e prestazionalmente non ancora al livello delle moto avversarie, centrando come migliori piazzamenti i due secondi posti sul circuito di Imola e chiudendo la stagione al sesto posto.
Il resto è storia recente, il pilota gallese e la Panigale sono cresciuti costantemente di pari passo, arrivando al secondo e al terzo posto nel mondiale nelle stagioni 2015 e 2016. Al momento Chaz Davies è anche l'unico pilota ad aver vinto con il Superquadro di Borgo Panigale, totalizzando 16 vittorie complessivamente, di cui 11 solo nella passata stagione. Risultato eccellente, dato che è superiore a quello di chi ha trionfato nel mondiale. 
Chaz è un vero mastino in gara, mai pago, sempre pronto a buttare il cuore oltre l'ostacolo pur di riuscire a battere il suo avversario. Ha una guida esaltante da vedere, sempre intraversato ad ogni staccata. Quella staccata devastante che è diventata il suo vero marchio di fabbrica. Amato dal pubblico ducatista non solo per le sue doti di guida, ma anche per il suo lato umano: sempre disponibile, mai una parola fuori luogo e apprezzatissimo per lo sforzo nel voler parlare in italiano durante le interviste.
Purtroppo per lui, nelle ultime stagioni ha trovato sul suo commino un cannibale di nome Jonathan Rea.
Johnny ha esordito nel mondiale Superbike nel 2008 in sella alla Honda e con lei ha trascorso la sua carriera agonistica fino al divorzio del 2015. Con la casa di Tokyo ha conquistato 15 vittorie, ma in quegli anni il buon Jonathan più che la fama del vincente si era conquistato la fama dell'inconcludente. Per certi versi la storia del pilota inglese mi ricorda quella di Casey Stoner del dopo mondiale 2007. Entrambi aditati come "incapaci" dall'opinione pubblica, salvo poi far ricredere tutti sulle loro doti di guida, una volta abbandonate le moto che proprio non ne volevano saperne di essere vincenti. Jonathan Rea in sella alla Verdona di Akashi si è letteralmente trasformato da "brutto anatroccolo" a cigno. Debutto con vittoria in sella alla Kawasaki, e vittoria del mondiale con 14 vittorie totali, sette secondi posti, due terzi posti, due quarti posti e un solo ritiro. Un vero rullo compressore che ha asfaltato la concorrenza. Nel 2016 ha replicato la vittoria del titolo con nove vittorie e terminando sempre a podio tranne in tre occasioni.
Con le due vittorie nella prima del campionato 2017 a Phillip Island, ha portato il suo bottino personale a 40 vittorie diventando il quarto pilota più vittorioso di sempre in WSBK (Haga 43, Bayliss 52 e Fogarty 59). Nella classifica dei podi, con novanta totali, si è portato a solo quattro lunghezze da Troy Bayliss fermo al quarto posto con novantaquattro. (Fogarty 109, Haga 116, Corser 130).
La Kawasaki rimane la moto da battere, ma Johnny ci sta mettendo tanto del suo, le prestazioni di Tom Sykes non sono altrettanto devastanti e non sembra così imbattibile come il compagno di squadra pur disponendo della stessa moto. Senza Rea sulla Kawasaki, il compito di Chaz Davies sarebbe stato più semplice, purtroppo per lui si è ritrovato a fronteggiare un pilota fortissimo che sta riscrivendo la storia della Superbike...a Chaz il compito di riscrivere il finale.

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